Intervista allo scrittore on line

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fabrizio-altieri piccolaIl Blog Critica letteraria si autodefinisce “Un altro blog per risollevarci dal menefreghismo letterario” e già solo per questo mi piaceva. Ma ora che ha pubblicato quest’intervista al vostro scrittore di romanzi preferito, ne sono diventato fan accanito. Ci terrei che la leggeste.

Ciao Fabrizio, benvenuto qui nel nostro “Salotto”. È un piacere avere la tua simpatia spontanea e la tua arguzia a insaporire le risposte. Per chi non avesse letto la nostra recensione a Rossana, il sogno e il ragno Calatrava, ecco il link: clicca qui.

Vediamo dalla tua biografia che sei in primis un ingegnere. Quando è nata la tua passione per la scrittura? È stata una scoperta improvvisa o conviveva già con i numeri?

Conviveva. Ho iniziato a scrivere verso i diciassette anni. Erano poesie. Lo feci perché un giorno mio padre, che era ingegnere, ma di quelli seri, mi svelò un segreto terribile: non solo scriveva di nascosto poesie, ma poiché si vergognava ne aveva mandate alcune a un concorso a mio nome! Mi toccò andare a prendere una medaglia che vinse con i suoi poemi e allora cominciai a scriverne anch’io, così avrei partecipato a mio nome. Poi un giorno mi svelò che aveva scritto un racconto… Il giorno dopo scrissi il mio primo racconto e da allora vidi che mi dava più gusto scrivere in prosa, e continuai.

Cosa si prova a essere insegnante e scrittore? Pensi che possa essere una fonte di ispirazione?

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Sì. Nel mio ultimo romanzo ‘Rossana, il sogno e il ragno Calatrava’ la scuola compare sia come sfondo alla storia che come fucina di personaggi che quasi sempre sono ispirati a persone che ho conosciuto nella realtà, colleghi, ma soprattutto ragazzi.

Cosa pensano dei tuoi libri i tuoi ragazzi? C’è stato qualche commento memorabile?

Ne ricordo uno di una ragazza: “A me piace più Moccia”. L’ho bocciata. Da allora i miei ragazzi ne pensano tutto il bene possibile.

Il libro spassoso che abbiamo recensito molto volentieri è stato preceduto da altre prove: come le consideri? Affetto, superamento? Dicci tutto.

Il primo romanzo ‘Il caso Cicciapetarda” lo scrissi nel 1999 ma fu pubblicato solo nel 2006 grazie al mio editore la Società Editrice Fiorentina, che ci credette da subito. Fa ridere, ma veramente tanto, ed è più spensierato dell’ultimo che ho scritto vari anni dopo. Non lo rinnego, ma non scrivo più così. Si cambia e si cresce in tutto, anche nello scrivere. Tra i due c’è la raccolta di racconti ‘Maremma Safari e altri sogni’ del 2007. È particolare perché c’è il primo racconto che ho scritto, da cui trae il titolo, e anche uno degli ultimi. Tra i due corrono più di vent’anni.

Rossana, il sogno e il ragno Calatrava ha tra i personaggi principali un supplente-aspirante scrittore, Maurizio, ironico e genuino, ancora idealista. Basta parlare con te dieci minuti per rischiare di confonderti con Maurizio: in cosa ti ritrovi? Sappiamo bene che è difficile e non molto politically correct svelare un po’ di elementi autobiografici, ma ti torturiamo un po’…

Son qui apposta! Maurizio mi somiglia molto per carattere ed esperienze di vita, anche se nel romanzo non è ingegnere e, come primo incarico, insegna una materia indefinibile che neanche lui ha mai sentito nominare. Però alcune differenze ci sono: è più coraggioso di me e molto più ingenuo. Vorrei essere come lui e lo invidio un po’, per questo nel romanzo gliene faccio passare di tutti i colori.

Ormai sei un habitué di fiere letterarie, mostre di piccoli editori, presentazioni e chiacchiere in pubblico. C’è ancora l’emozione? In questi anni è successo qualcosa di divertente?

L’emozione c’è sempre, è la paura che è nettamente diminuita. Dopo tanti incontri e presentazioni so che posso controllare la situazione e che nessuno mi lancerà ortaggi o improperi. All’inizio invece, quattro anni fa, ero un concentrato di fifa. Ne sono successe molte e alcune le ho inserite nel romanzo. Una delle più belle fu alla fiera di Roma dove una signora volle che le facessi una dedica su un libro… del Leopardi! Mi firmai Fabrizio Giacomo Altieri perché Giacomo è il mio secondo nome per davvero e lei se ne andò tutta contenta. Il mio libro però non lo comprò.

Sei recentemente stato segnalato al 53° Premio Nazionale Letterario Pisa: che cosa hai provato?

È la prima volta che ricevo un riconoscimento ad un Premio letterario, da quel giorno che partecipai con le poesie di mio padre, intendo. Ho provato gioia per tutto il lavoro che io e il mio editore abbiamo fatto in questi anni. Senza ipocrisia, quando l’abbiamo saputo ci siamo detti: “Ce lo meritiamo!”.

Abbiamo letto della tua recentissima pubblicazione (sempre per la Società Editrice Fiorentina) di Melerè, la musica bambina: di cosa si tratta?

Si tratta del primo Libro-audio-gioco mai realizzato. È composto da un libro con una favola per bambini dai quattro anni in su, scritta da me e illustrata da Alessandra Vitelli, un cd con la mia voce che legge la favola e una musica scritta per l’occasione da Marco Simoni e un gioco da tavolo realizzato da CreativaMente, un’azienda specializzata in giochi educativi per ragazzi, ispirato ai personaggi della fiaba ed alle avventure che essi vivono. Il tutto racchiuso in una scatola. Ne sono molto fiero perché è stato un lavoro di squadra non facile da organizzare e il risultato è molto riuscito.

Grazie mille per la tua disponibilità e speriamo di rivederci presto e di poter parlare ancora dei tuoi libri!

Grazie a te e a chi ci legge.

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