Lavori in pelle

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Sto leggendo Blade Runner per lavoro. Mi hanno affidato 3 ragazzi che “non si avvalgono dell’insegnamento della religione cattolica” e io gli faccio un’ora alla settimana al posto del collega di religione, appunto. Amo Philip k. Dick perciò ho scelto quel romanzo. La lettura va un po’ a rilento perché non è un libro semplice sia dal punto di vista linguistico che dei contenuti. Spesso fermo la lettura e spiego, così anch’io capisco meglio.

Per ora ho detto solo ai ragazzi che parla di alcune persone che sono considerate cose (lavori in pelle) ma che se si feriscono sanguinano e se sono tristi piangono. E di come quello che dovrebbe essere il loro carnefice pian piano si converte di fronte all’evidenza che sono esseri umani come lui. Ma sono tutte cose di pura fantasia. Chi di noi considererebbe mai qualcun altro come un oggetto da usare e buttar via?!

E’ fantascienza, no?

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4 commenti su “Lavori in pelle”

  1. Anche mio fratello ama Philip K.Dick!
    Non ho mai letto nulla di questo autore….mi sono dedicata solo a Van Alt…il suo fascino è irresistibile…
    …ma forse è giunto il momento di allargare i miei orizzonti!
    Ciao!!!

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  2. Fabrizio: ottima scelta. Il libro non è semplice, davvero. Forse il film è più immediato e altrettanto ricco di spunti sulla vita, la sua durata, l’amore, un futuro che allora sembrava tanto lontano e ora pare molto più credibile… mi vengono i brividi!
    ancora una volta bravo!

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  3. Il film è dominato da due importanti temi:
    IL PRIMO TEMA ripetutamente espresso dai replicanti in fuga è la percezione della propria vita come dominata dall’incombenza della morte intesa come scomparsa nel nulla e cancellazione totale di sé, di ogni esperienza, di tutta la propria storia, del proprio passato, di ogni sentimento ed affetto, essendo la propria esistenza solo qualcosa di puramente bio meccanico privo di eternità: questa è la vera essenza della schiavitù per i replicanti: sapere di essere destinati a svanire nel nulla eterno.
    Leon, infatti, urla “Non è pieno di dolore vivere nel terrore ? Che vita è una vita che non è una vita ?”
    Roy Batty prima del suo famoso monologo finale, ripete con parole poco diverse ciò che il violento Leon aveva detto prima: “Che esperienza vivere nel terrore, vero ? In questo consiste essere uno schiavo !”
    E poi, spegnendosi, prima di lasciar volare in cielo la colomba bianca che teneva stretta, recita il suo breve e famosissimo monologo:
    “Ho visto cose che voi umani non potreste immaginarvi:
    navi da combattimento in fiamme al largo dei bastioni di Orione
    E ho visto i raggi B balenare nel buio vicino alle porte di Tannoiser
    E tutti quei momenti andranno persi,
    come lacrime . . . nella pioggia . . . É tempo di morire.”
    Evidentemente questa prospettiva e tutta la simbologia adottata fino a quel momento dal film vogliono sottolineare la disumanità di una vita che non abbia la prospettiva dell’eternità affinché nulla di ciò che è umano, come affetti, esperienze, amicizia, vada perduto.
    Infatti l’ultimo dialogo è fra Deckard e Rachel e riguarda l’amore e la fiducia (metafora della fede religiosa) e supera di gran lunga la minacciosa promessa di morte per Rachel fatta dal poliziotto Gaff:
    “Mi ami ?” “Ti amo.”
    “Ti fidi di me ?” “Mi fido di te.”
    IL SECONDO TEMA, importantissimo, è invece dato da come dovremo considerare, in un futuro non molto lontano, gli esseri quasi umani che la tecnologia creerà a partire dalle nostre cellule opportunamente modificate per creare organismi da impiegare come operai stupidi che lavorino senza stancarsi e che abbiano bisogno solo di un po’ di cibo (uno dei temi affrontato dal film GATTACA); saranno uomini od animali se non avranno né qualità né emozioni umane ? Tema affrontato dalla serie DARK ANGEL, con l’attrice Jessica Alba, coi bambini allevati in centri tecnologici dove sono modificati geneticamente per diventare automi guerrieri fortissimi ed invincibili; saranno da considerare uomini da preservare dalle guerre o carne da mandare al macello in guerra ?

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