Lo so che può sembrare strano, ma nell’agosto del 1972 la notizia più importante nei telegiornali e sulle spiagge era il campionato mondiale di scacchi Fischer Spassky. Forse perché uno era americano e l’altro russo, anzi sovietico, forse perché era agosto e non c’erano altre notizie, ma ricordo che ne parlavano tutti.
Naturalmente tifavamo tutti per Fischer, ma le cose andavano male. Le prime due partite furono perse dall’americano. Tutti pensavano che Spassky avrebbe vinto.
Poi iniziò la rimonta e per il russo non ci fu niente da fare.
Il match era anche, forse soprattutto, una questione politica e il regime aveva fornito a Spassky un team di scacchisti e psicologi che lo affiancava e lo sosteneva, mentre Fischer si allenava con un suo amico prete. Spassky era tranquillo, sereno, signorile, mentre Fischer era capriccioso, rompiscatole e anche un po’ avido. Io queste cose le seppi dopo, a quel tempo mi affascinò la rimonta di Fischer che era dato per spacciato.
Al mare sotto l’ombrellone mio padre, in quei giorni, leggeva un grosso libro che insegnava gli scacchi. Cominciò allora ad appassionarsi a quel gioco e quindi anch’io. Anche se avevo pochi anni mi insegnò e io imparai, non sono difficili gli scacchi, neanche per i bambini; è solo un luogo comune.
Soprattutto se ti rendi conto che tuo padre ha passione.
E a voi che passioni hanno trasmesso vostro padre e vostra madre? Forza scrivetemelo!
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