La gaffe della bibita gassata marrone

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Premessa: questo post è in parte scritto in lingua pisana perché è molto più espressiva dell’italiano standard.

Sta imperversando in tivù e alle radio lo spot di una famosa bibita gassata marrone con una bambina sedicente pisana che spiega perché è ottimista.

Ecco le ragioni:

  • Va in vacanza dalla nonna invece che al resort (ma che parole conosci? Hai studiato alla Sorbona?!)
  • Mangia la pasta alla pummarola (a pisa non si dice così, si dice ‘ar pomodoro’)
  • Va in bici invece che in supermacchine (hai diecianni bambina!)
  • Preferisce la pizza al sushi (chi l’avrebbe pensato?)
  • Opta per il panino al salame invece del caviale (ma quale bambino mangerebbe le uova crude di un pesce russo?)
  • Infine, incredibile, preferisce mangiare a casa il ragù della mamma piuttosto che andare alle cene di gala: ma cosa fa ir tu’ babbo, l’ambasciatore?!

Il succo dello spot è che puoi fare una vita di m… basta però che tu continui a bere la bibita marrone gassata, succeda quel che succeda.

A parte che se fosse la mi’ figliola gli darei subito du’ ceffoni solo per come parla e per l’accento, e poi chiederei il divorzio perché una bimba pisana non può parlare così, dev’esse’ un ‘corno’.

E poi, la gaffe clamorosa della bibita marrone: una bambina pisana non può avere il nome della santa protettrice di Livorno, Giulia. Con tutto il rispetto, cazzo!

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L’uomo che vestiva le statue

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Con due colleghi e alcuni miei studenti abbiamo fatto una mostra fotografica per un concorso bandito dalla Confartigianato di Lucca per le scuole. Il tema del concorso era ‘I mestieri artigiani che stanno scomparendo’ e noi siamo andati in un laboratorio di scultura a  Pietrasanta a vedere come lavorano gli artigiani. Così Abbiamo scoperto che sta scomparendo il mestiere del “Pannista”. Il pannista è quello che fa i vestiti alle statue e, in generale i panneggi, ma anche i capelli e i fiori.

I ragazzi hanno fatto anche un video di un quarto d’ora intervistando Livio e Romolo, gli ultimi due pannisti molto anziani, che hanno raccontato la loro storia dall’inizio, di come i genitori li avessero mandati a imparare il mestiere, di come il primo padrone li scelse e di come lavoravano sessant’anni fa. Si sono commossi fino alle lacrime.

Poi hanno intervistato l’unico giovane che lavora lì e che rappresenta la speranza che tutto non finisca. Essendo molto timido e chiuso era un po’ nervoso e durante l’intervista, mentre lavorava, ha sbagliato un colpo di martello e ha tirato un paio di bestemmioni. I bestemmioni sono stati censurati.

I ragazzi hanno vinto il primo premio e anch’io ho vinto il primo premio per i professori con il racconto che vi metto sotto e che potete scaricare. Mi auguro che vi piaccia e che il mestiere del pannista non muoia mai.

Domenica premiazione  al teatro del Giglio a Lucca, chi può venga.

Sono orgoglioso dei miei ragazzi.

Scarica il racconto “L’ultimo pannista

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L’importante è chi il sogno ce l’ha più grande

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Sono stato alla presentazione di un romanzo di un giovane scrittore, a Sansepolcro. In Italia quando si dice “giovane scrittore” si intende come minimo una persona di 35-40 anni, tranne casi rarissimi (e spesso letterariamente inutili).

No amici, questo scrittore è giovane davvero; si chiama Alessandro Lastra, ha diciott’anni ed è al suo secondo libro. Il primo l’ha pubblicato da solo e il ricavato è andato in beneficenza.

Questo secondo romanzo si intitola “Damnae: Storia di un giovane che divenne re” edizioni Sef ed è un romanzo fantasy per ragazzi per il quale l’autore ha tratto ispirazione da Tolkien e Lewis.

Alla presentazione ho fatto la guest star spiegando che ero lì io perché Tolkien e Lewis non erano potuti intervenire. Hanno un impegno che li terrà occupati per un bel po’.

Essendo l’unico narratore vivo presente, egocentrico come tutti gli artisti, sono riuscito a parlare di Alessandro parlando solo di me (mi riesce particolarmente bene).

Ma una cosa è stata chiara dal mio confuso sproloquio: Alessandro Lastra ha ricevuto un dono e non deve disperderlo, sarebbe veramente peccato.

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Il bello è ovunque

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illogica allegriaLa strada che faccio per andare a scuola è sempre la stessa. C’è l’Aurelia con le prostitute c’è la superstrada con la macchina dell’autovelox ferma nella piazzola, sempre la solita, ormai lo sanno anche i gabbiani. E c’è il solito gatto schiacciato, tutti i giorni diverso. E poi ci sono le Apuane. La neve ormai è quasi sciolta, ma d’inverno sono tutte bianche e quando le vedi capisci perché si chiamano alpi. Perché sono alpi vere e pericolose e insidiose come solo le alpi sono. E quando le vedo dopo le prostitute e l’autovelox e il gatto schiacciato sono contento.

Al ritorno guardo il film alla rovescia – apuane, gatto schiacciato, autovelox, prostitute – ma non sono meno felice. Il bello è ovunque. L’occhio dell’autovelox è dello stesso blu oltremare dell’Arno in certe sere d’estate, la prostituta ha gli occhi neri come la terra da cui proviene e perfino il gatto schiacciato ha una morbida coda bianchissima.

Il bello è ovunque, e mi afferra una illogica allegria.

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Ancora un trionfo…

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… per lo scrittore Fabrizio Altieri in occasione della Fiera del libro in Modena.

Durante l’incontro di presentazione del suo ultimo romanzo, un pubblico interessato e attento ha interagito col famoso scrittore, subissandolo di domande e richieste di autografi.

Alcune mamme gli hanno chiesto di dare un bacio ai loro bambini. Lo scrittore ha optato per baciare le mamme e ne è nato un tafferuglio presto sedato dalle vigili forze dell’ordine.

Intervistato dalla TV di Stato lo scrittore ha accennato alla possibilità di vincere il Premio Strega, ormai dato per certo, schermendosi con la sua consueta cortesia e modestia: “Me lo merito, Maremma maiala!”.

L’evento si è concluso con l’intervento di un reparto medico d’emergenza per rianimare qualche presente che non capisce nulla di letteratura.

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How high the Moon

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Tra le pieghe di questo neonato Blog è successa una cosa bella e bizzarra.

Nel post “Libertà è partecipazione“, scrivevo alcune scuse che la gente mi ha detto (sono diabetico e se non vado al bar svengo…) pur di non comprarmi il libro. Chiedevo anche di inventare altre scuse ed eventuali controrisposte dello scrittore.

Un mio amico, che è scrittore, mi ha inviato l’inizio di un racconto con un dialogo tra lo scrittore e il cliente in perfetto toscano. Alla fine dell’inizio c’era la frase: “Ora continua tu”.
Ne è nato un racconto che io e il mio amico scrittore vi regaliamo. Lo trovate in alto in questa pagina. Cliccate su “Il pisano, il pusher e il fiorentino”, è il titolo del racconto.

Il mio amico è stato l’imprevisto, qualcosa che cambia le carte in tavola e scompagina tutto e tutto cambia.
Il mio amico, da scrittore qual è, non ha solo reagito alla mia provocazione, ma è andato oltre, e mi ha portato dove non avrei mai pensato.

Vorrei essere anch’io così, in tutto, nella scrittura, nel lavoro, nell’amicizia, nella vita.
Vorrei essere anch’io come il mio amico Luca Doninelli (a parte la barba).

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Finale con Smarties e Grisbì

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Ultima puntata

Per tre giorni la fiera va avanti così finché, la domenica sera, viene il momento di smontare. Allora lo scrittore si allontana con una scusa chiaramente inventata, tipo “È passato prima Vincenzo Mollica che mi voleva intervistare per il Tiggìuno, lo vado a cercare…” per evitare di caricare le scatole di libri sulla Multipla. Quando torna la Multipla è pronta per partire.

Il viaggio di ritorno si svolge come quello di andata, solo che ora è buio. Massimo vuole fermarsi a mangiare allo Spizzico mentre Fabrizio da Chef Express. Non essendo d’accordo oltrepassano uno Spizzico e uno Chef Express dopo l’altro finché, alle due di notte, si fermano all’ultimo autogrill della A1, appena devastato dagli Ultrà di una squadra di serie B, e comprano Smarties e Grisbì al cacao che divorano in meno di trenta secondi.

E Frank? All’inizio di queste quattro puntate avevo citato anche lui. Ebbene, Frank fa le stesse cose di Massimo solo che, invece della Multipla, ha il Kangoo della suocera.

Con questo racconto semiserio e quasivero a puntate ho voluto spiegarvi, amici, che queste persone si impegnano davvero e hanno una passione enorme per il lavoro che fanno e perciò si meritano la cosa che canta l’immensa Aretha nel video con cui vi saluto.

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La Fiera nel castello

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Terza puntata.

Il luogo dove si svolge la Fiera del libro di solito è molto antico. È un castello o una villa del ‘700. Massimo parcheggia la Multipla nel piazzale davanti all’ingresso dell’antica magione e inizia a scaricare le scatole di libri, la struttura clandestina e tutto il resto. Lo scrittore no, lui esce da solo. I due trovano il luogo dove è stato montato il banco per i libri assegnato dall’organizzazione. Il luogo varia a seconda del grado di anzianità della partecipazione a quella fiera. Mi spiego: se è molto tempo che la Casa Editrice partecipa alla manifestazione il banco sarà posto in un punto strategico da cui passano tutti i visitatori. Inoltre essi non saranno appena entrati né staranno per uscire. I visitatori appena entrati vogliono vedere tutto il resto prima di comprare da te: e non comprano. Quelli che stanno uscendo sono ormai ridotti a zombie senz’anima che anelano soltanto a tornare alla macchina: e non comprano. Se invece è la prima volta che la casa editrice partecipa alla fiera, ti capita una fantastica location a un metro dalle porte d’entrata, porte spalancate che lasciano che la tramontana spazzi il tuo banchetto e il tuo viso. Senza contare che sei proprio in mezzo alla mostra di corazze medievali. È qui che Massimo e lo scrittore sono stati piazzati dai biechi organizzatori. Massimo osserva la disposizione del banco e comincia a sistemare i libri secondo un metodo preciso. Poi studia le luci ed estrae dalla borsa una lampada alogena che piazza a illuminare la struttura clandestina carica di libri. Intanto ha collocato in un angolo lo scrittore pelato con una cinquantina di copie delle sue opere e lui le propone ai primi visitatori che lo osservano curiosi, inciampando tra le armature luccicanti. Lo scrittore è bravo a vendere e, a fine giornata, ha venduto molti libri.

Si racconta che fu visto vendere una copia del suo romanzo perfino a un’armatura vuota, come Il Cavaliere Inesistente di Calvino… (continua)

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Il metano lontano

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Seconda puntata

Il metano in natura si trova sotto la crosta terrestre un po’ ovunque. Sopra la crosta terrestre anche, fuorché vicino alle autostrade. Quando la lancetta del gas nel serbatoio passa di mezzo millimetro dalla parte sinistra dell’indicatore scatta un allarme e Massimo si scatena alla ricerca della mitica M che segnala il distributore di metano. Massimo, la notte prima di partire, ha cercato su internet la mappa di tutti i distributori di metano in Europa occidentale, Irlanda e Inghilterra comprese e l’ha stampata su un foglio in formato A0, quello usato dai geometri per i progetti. Dovendo guidare, Massimo chiede allo scrittore pelato di tracciare la rotta per il distributore più vicino. Lo scrittore è soggetto al mal di macchina fin da quando era bambino e, siccome è ancora bambino, risponde che non vuole sentirsi male e perché Massimo non si compra un tomtom e poi c’è sempre mezzo serbatoio… Massimo allora, sempre guidando, tenta di leggere la mappa; al che lo scrittore si chiude in un silenzio di puro terrore. Vanno avanti così per molti chilometri finché giungono all’agognato distributore. La stazione di rifornimento, non si sa perché, è sempre accanto a un campo nomadi. Dopo aver riempito di gas il serbatoio oltre il limite di sicurezza, Massimo chiede all’uomo del gas se può riempire anche una bottiglia per le emergenze e l’uomo del gas lo guarda, incerto su quale forza di polizia chiamare. Pagato l’uomo, la Multipla torna in autostrada seguendo una via completamente diversa da quella dell’andata e rientra circa trenta chilometri più indietro di dove ne era uscita. Il viaggio riprende alla volta della fiera del libro…

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Chi sono Massimo e Frank?

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Prima puntata

Tolgo subito ogni suspence: Massimo e Frank sono i miei editori. Allora ti immagini due persone che escono dalla loro Porsche, entrano in Casa Editrice, vanno alle loro scrivanie e cominciano a dare ordini per telefono fumando il sigaro tra nugoli di assistenti.
Nonono cari dieci lettori, non funziona così nella piccola editoria. Io l’ho visto. Prendiamo ad esempio le fiere del libro. Massimo parte per la fiera con la sua Multipla a metano carica di:
• scatole di libri
• struttura clandestina per aumentare lo spazio espositivo
• scrittore pelato che regge con la mano la struttura e le scatole in caso di frenata.
Massimo, alle sei del mattino, ha sistemato nella Multipla i libri e lo scrittore ed è partito verso il luogo della fiera. Egli sa già che sopporterà per tutto il viaggio le lamentele dello scrittore su come guida troppo veloce, come  ha dormito poco perché s’è dovuto alzare presto e su perché il Corriere della Sera non ha pubblicato mezza pagina di recensione del suo ultimo splendido romanzo. Senza contare i suoi problemi personali.
A questo punto il cervello di Massimo si divide a metà: l’emisfero sinistro risponde allo scrittore, mentre quello destro pensa a come organizzare al meglio il banco libri e se ci si farà a raggiungere almeno il pareggio costi-ricavi. In realtà non è vero che il cervello si divide proprio a metà. Diciamo che il 2% risponde allo scrittore e il 98% pensa a come andrà la fiera. Data l’esigua percentuale riservata allo scrittore le risposte sono basiche, non molto articolate, del tipo:
“Eh già”, “Hai ragione”, “E’ la vita” e così via.
Ad un certo punto però, spariscono anche le esigue risposte, perché tutte le sinapsi di Massimo si concentrano su un obiettivo prioritario imprescindibile.
E’ così che comincia l’incredibile avventura alla ricerca del distributore di metano…

 

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