Peer-education: una risorsa preziosa

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Peer-education: una risorsa preziosa per l’inclusione sociale e la valorizzazione delle competenze

Valorizzazione delle competenze

La valorizzazione delle competenze è un obiettivo fondamentale nel processo educativo. Un sistema scolastico che punta alla valorizzazione delle competenze mira a fornire agli studenti una formazione completa, che vada oltre la semplice acquisizione di conoscenze teoriche. Questo approccio permette agli studenti di sviluppare le loro capacità pratiche, cognitive, sociali ed emotive, preparandoli in modo adeguato per affrontare le sfide del mondo reale.

La peer-education, o educazione tra pari, è uno strumento efficace per favorire la valorizzazione delle competenze. Questa pratica consiste nell’organizzare attività di apprendimento in cui gli studenti più esperti o competenti fungono da tutor per quelli meno abili o meno preparati. Ciò permette agli studenti di imparare dagli altri studenti e di sviluppare sia abilità cognitive specifiche, sia competenze socio-emotive che li aiutano nella loro crescita personale.

Educazione tra pari

L’educazione tra pari è una strategia pedagogica che si basa sull’idea che gli studenti imparano meglio dagli altri studenti. In questo approccio, gli studenti assumono un ruolo attivo nel processo di insegnamento-apprendimento, collaborando con i loro coetanei per favorire la comprensione e l’apprendimento reciproco.

I principali benefici dell’educazione tra pari sono:

  • Promuovere l’apprendimento cooperativo e collaborativo
  • Offrire un ambiente di apprendimento inclusivo e non giudicante
  • Valorizzare le diverse capacità e competenze degli studenti
  • Sviluppare le competenze di leadership e la capacità di lavorare in team
  • Migliorare la motivazione degli studenti nell’apprendimento

 

Ambienti di apprendimento strutturati in cui gli studenti assumono un ruolo attivo nell’educazione dei loro compagni possono avere un impatto significativo sul miglioramento delle competenze di tutti gli studenti coinvolti. Gli insegnanti possono creare opportunità per l’educazione tra pari attraverso attività di gruppo, progetti collaborativi e discussioni guidate.

Inclusione sociale

L’inclusione sociale è un obiettivo cruciale per un sistema educativo equo e di qualità. L’educazione tra pari può giocare un ruolo chiave nel favorire l’inclusione sociale, creando un ambiente in cui tutti gli studenti si sentano accolti, valorizzati e rispettati.

Attraverso l’educazione tra pari, gli studenti imparano a lavorare insieme, a rispettare le differenze e a valorizzare l’apporto di ciascun individuo. Questo favorisce la creazione di una cultura scolastica inclusiva, in cui ogni studente ha la possibilità di esprimere se stesso e di partecipare attivamente alle attività di apprendimento.

La peer-education può anche contribuire a ridurre il divario tra studenti dotati di abilità avanzate e studenti con difficoltà di apprendimento. Infatti, gli studenti più esperti possono svolgere un ruolo di sostegno nei confronti dei compagni che incontrano difficoltà, aiutandoli a superare le loro sfide e a raggiungere un livello di apprendimento più elevato.

Peer-education

La peer-education è una pratica che coinvolge gli studenti nell’educazione dei loro coetanei. Questo approccio permette agli studenti di acquisire conoscenze e competenze in modo attivo e partecipativo, favorisce l’apprendimento cooperativo e contribuisce allo sviluppo delle competenze di leadership e della capacità di lavorare in team.

È importante sottolineare che, per garantire il successo della peer-education, è necessario fornire agli studenti una formazione adeguata e orientarli nella loro funzione di tutor. Inoltre, gli insegnanti devono svolgere un ruolo attivo nel monitorare e guidare le attività di peer-education, garantendo che siano allineate agli obiettivi di apprendimento e che tutti gli studenti abbiano la possibilità di partecipare in modo significativo.

La peer-education può essere implementata in diversi contesti educativi, come ad esempio le scuole primarie, le scuole secondarie o le università. Gli insegnanti possono integrare attività di peer-education all’interno del curriculum, offrendo agli studenti l’opportunità di insegnare e di imparare dagli altri.

In conclusione, la peer-education rappresenta una risorsa preziosa per l’inclusione sociale e la valorizzazione delle competenze. Questa pratica permette agli studenti di acquisire conoscenze e competenze in modo attivo, promuove l’apprendimento cooperativo e sviluppa le competenze socio-emotive. Gli insegnanti devono svolgere un ruolo fondamentale nel favorire l’educazione tra pari, fornendo agli studenti le opportunità e le risorse necessarie per svolgere la loro funzione di tutor. Solo attraverso l’implementazione efficace della peer-education possiamo garantire che tutti gli studenti abbiano accesso a un’educazione di qualità, inclusiva ed equa.

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Metodologie didattiche inclusive

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didattica inclusiva pdfMetodologie didattiche inclusive pdf. Le metodologie didattiche inclusive rappresentano un approccio innovativo e necessario per garantire una formazione di qualità a tutti gli studenti, indipendentemente dalle loro diversità e disabilità. In un mondo sempre più attento ai diritti e alle necessità di ogni individuo, diventa fondamentale adottare un approccio didattico inclusivo che valorizzi ogni singolo studente e ne favorisca l’inclusione.

Ma cosa si intende esattamente per metodologie didattiche inclusive? In cosa consistono e quali sono gli strumenti utilizzati per realizzarle? Vediamolo insieme.

Le metodologie didattiche inclusive sono quelle che promuovono l’accesso all’istruzione per tutti gli studenti, anche quelli con bisogni educativi speciali (BES) e disabilità. Si tratta di un approccio didattico che prevede l’adattamento delle attività e degli strumenti didattici alle esigenze di ogni singolo studente, cercando di soddisfare i bisogni di apprendimento di tutti gli alunni, indipendentemente dalla loro diversità.

Questo approccio si basa sulla convinzione che ogni studente abbia il diritto di accedere all’istruzione e di apprendere in modo efficace, indipendentemente dalle sue differenze e dalle sue difficoltà. Per garantire un’istruzione inclusiva, è necessario che l’intera comunità scolastica lavori insieme, coinvolgendo insegnanti, genitori e alunni.

Ma quali sono gli strumenti utilizzati dalle metodologie didattiche inclusive? Innanzitutto, è importante fare una valutazione accurata delle esigenze di ogni singolo studente, in modo da individuare le eventuali difficoltà e le necessità specifiche. In questo modo, è possibile adattare le attività e gli strumenti didattici alle esigenze di ogni studente, in modo da garantire l’accesso all’istruzione e il successo formativo.

didattica inclusiva pdf

Tra gli strumenti utilizzati dalle metodologie didattiche inclusive troviamo:

  • Attività differenziate: le attività didattiche vengono adattate alle esigenze di ogni singolo studente, in modo da garantire l’accesso all’istruzione e il successo formativo. Si tratta di un approccio che prevede l’utilizzo di attività e materiali didattici diversificati, in grado di soddisfare le esigenze di ogni singolo studente.
  • Collaborazione tra insegnanti: le metodologie didattiche inclusive prevedono una stretta collaborazione tra gli insegnanti, in modo da condividere le conoscenze e le competenze necessarie per soddisfare le esigenze di ogni singolo studente. In questo modo, è possibile creare un ambiente di apprendimento inclusivo e collaborativo.
  • Supporto tecnologico: l’utilizzo della tecnologia può essere un importante strumento per garantire l’accesso all’istruzione e il successo formativo degli studenti con disabilità. Grazie alla tecnologia, infatti, è possibile adattare gli strumenti didattici alle esigenze di ogni singolo studente, in modo da garantire un apprendimento efficace e inclusivo.
  • Interventi di sostegno: le metodologie didattiche inclusive prevedono l’utilizzo di interventi di sostegno per gli studenti con bisogni educativi speciali. Si tratta di un approccio che prevede l’utilizzo di strumenti e attività specifiche, in grado di soddisfare le esigenze di ogni singolo studente.
  • Formazione degli insegnanti: per garantire l’adozione di metodologie didattiche inclusive, è fondamentale che gli insegnanti siano formati e preparati ad adottare questo approccio. La formazione degli insegnanti rappresenta, infatti, un punto fondamentale per garantire un’istruzione inclusiva e di qualità.

Adottare metodologie didattiche inclusive rappresenta un importante passo avanti per garantire un’istruzione di qualità a tutti gli studenti. Grazie a quest’approccio, infatti, è possibile valorizzare le diversità e le potenzialità di ogni singolo studente, garantendo l’accesso all’istruzione e il successo formativo.

metodologie didattiche inclusive pdf

Ma come si può adottarequesto approccio nella pratica? Innanzitutto, è fondamentale che l’intera comunità scolastica si impegni a creare un ambiente di apprendimento inclusivo e collaborativo. Gli insegnanti, in particolare, devono adottare un approccio flessibile e adattabile, in grado di soddisfare le esigenze di ogni singolo studente.

Per realizzare questo obiettivo, è importante che gli insegnanti adottino una metodologia di insegnamento basata sull’osservazione e la valutazione continua degli studenti. In questo modo, è possibile individuare le eventuali difficoltà e le necessità specifiche di ogni singolo studente, e adattare le attività e gli strumenti didattici di conseguenza.

didattica inclusiva tesina

Inoltre, gli insegnanti devono essere preparati ad utilizzare gli strumenti e le tecnologie necessarie per garantire un’istruzione inclusiva. La formazione degli insegnanti rappresenta, infatti, un punto fondamentale per garantire l’adozione di metodologie didattiche inclusive.

Ma non si tratta solo di adottare una metodologia di insegnamento inclusiva. Per garantire un’istruzione di qualità a tutti gli studenti, è fondamentale che l’intera comunità scolastica si impegni a creare un ambiente di apprendimento inclusivo e collaborativo. Questo significa coinvolgere tutti gli studenti, valorizzando le loro diversità e le loro potenzialità, e promuovendo la collaborazione e lo scambio reciproco.

didattica inclusiva pdf

Inoltre, è importante coinvolgere anche i genitori degli studenti, in modo da creare una rete di supporto e collaborazione tra scuola e famiglia. In questo modo, è possibile garantire un’istruzione inclusiva e di qualità a tutti gli studenti, indipendentemente dalle loro diversità e disabilità.

In conclusione, le metodologie didattiche inclusive rappresentano un approccio innovativo e necessario per garantire un’istruzione di qualità a tutti gli studenti. Adottare questo approccio significa valorizzare le diversità e le potenzialità di ogni singolo studente, garantendo l’accesso all’istruzione e il successo formativo. Per realizzare questo obiettivo, è fondamentale che l’intera comunità scolastica si impegni a creare un ambiente di apprendimento inclusivo e collaborativo, e che gli insegnanti siano preparati ad adottare una metodologia di insegnamento flessibile e adattabile alle esigenze di ogni singolo studente.

Esempio di tesina sulla didattica inclusiva

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I libri per bambini e l’ingiustizia

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libri per bambiniA volte si pensa che sia facile scrivere libri per bambini ma non è così.  Ci riflettevo, qualche giorno fa, davanti a 140 ragazzini di quarta e quinta elementare durante la  splendida manifestazione letteraria Scrittorincittà, a Cuneo.

Occorre essere coerenti e razionali nella narrazione e se loro si accorgono che qualcosa non torna ti chiedono il perché. Te lo chiedono alla loro maniera, come per rimediare a una cosa ingiusta; perché un’incongruenza è assimilata a un’ingiustizia. Ed è vero.

Difficilmente le loro domande sono banali, specialmente quando hanno letto qualche mio libro spaziano dalle domande tecniche (perché sulla copertina c’è proprio quella scena?) a quelle sul comportamento e sulla psicologia dei personaggi (perché quel personaggio compie quel tipo di azioni?).

I miei libri

Per questo quando vado nelle scuole a incontrare i ragazzini sto molto attento alle loro osservazioni e mi sembra di dover passare un esame.

L’esame va sempre bene e finisce che mi soffocano per avere la firma dello scrittore sul quaderno o su un foglio o anche un pezzetto di carta strappato dal foglio del quaderno di matematica, di solito il più martoriato.

In casi estremi si ricorre al braccio o alla maglia e allora immagino le lotte delle madri per lavarle e la resistenza dei figli, spaventati dalla possibilità di perdere il prezioso autografo. Dopo la firma mi domando sempre chi vincerà e anche se qualche madre mi chiederà i danni per le magliette rovinate. Forse alcune mamme mi odieranno per aver rovinato qualche maglia, ma cosa potevo fare? Lo scrittore deve rispondere al suo pubblico e se il pubblico vuole la firma sulla felpa lui deve firmare la felpa.

Qualcuno mi fa firmare addirittura sulla copia del libro che la mamma gli ha comprato (meno male!).

Se vuoi sapere di più sui libri per bambini che ho pubblicato nel Battello a Vapore, Feltrinelli ed Einaudi Ragazzi clicca qui.

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Chi me lo fa fare?

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letture scuola primariaLetture scuola primaria

Scrivere e pubblicare non coincidono. Si può scrivere molto e pubblicare poco o addirittura non pubblicare. Allora ti chiedi chi te lo fa fare. Ma anche quando pubblichi a volte ti fai la stessa domanda. Chi me lo fa fare?

Mi ha scritto una maestra pugliese che ha fatto leggere ai suoi alunni ‘C’è un ufo in giardino!‘ (Battello a Vapore). A un certo punto c’è una scena in cui Mery, la ragazzina protagonista che soffre di una grave forma di allergia, deve mettersi una tuta per uscire ma si vergogna. Alllora i suoi amici Francesco e Antonio, per convincerla, si mettono loro una tuta come la sua e la fanno uscire con loro.

Un’alunna di questa maestra ha la leucemia e doveva venire a scuola con una mascherina. Col passare dei giorni un po’ alla volta tutti i suoi compagni di classe hanno cominciato a presentarsi a scuola con una mascherina come la sua.

Non c’è bisogno di fare bei discorsi sulla solidarietà e sull’amicizia, rimarrebbero lì e chi ascolta troverebbe più interessante ficcarsi un bell’indice in una narice in cerca di tesori nascosti.

Un gesto silenzioso e una mail dalla Puglia invece cambiano tutto: ecco chi me lo fa fare.

Letture scuola primaria: clicca il pulsante sotto e scopri i miei libri per ogni grado di scuola.

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Tutto è possibile

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Le maestre gli avevano detto che gli scrittori di favole abitano sulle nuvole, per questo sono molto distratti. Allora mi hanno chiesto qual era la nuvola su cui abitavo e io gliel’ho fatta vedere dalla finestra, una nuvola grande e grigia. Non erano stupiti, apparentemente, ma lo stupore è condizione normale dei bambini, quindi non si vede come negli adulti. Non ci sono occhi spalancati bocche aperte ‘ooooh’ come in noi. La realtà è stupenda lo stupore è normalità.

E perciò non puoi pensare che un cosino di quattro anni non si avvicinerà e non ti chiederà come se fosse la cosa più logica: ‘Mi porti con te sulla tua nuvola?’

In quel momento hai la certezza che tutto è possibile e che ce lo puoi portare veramente. Ma è solo un lampo, poi torni adulto e non è più così.

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La malinconia

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Niente dà più malinconia di una classe vuota di sera. Come fanno le donne che puliscono a non piangere?

E infatti piangono.

Però in classe sono sole, mentre piangono e puliscono. Ognuna pulisce un’aula. Poi, quando hanno finito, prima di uscire, si asciugano le guance ed escono come se niente fosse. Così nessuna si accorge che l’altra ha pianto di malinconia.

Fino alla sera dopo, quando ci sarà di nuovo da pulire e piangere.

E poi dicono che la malinconia non è un lavoro usurante.

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Per entrare nei cuori

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Avevano disegnato la mia favola con le loro matite senza tralasciare nulla, come fanno i bambini.

I disegni erano attaccati su dei tabelloni troppo alti per loro.  Gli autori, per farmi vedere quali avevano fatto, saltavano e schiaffeggiavano il cartellone come i giocatori di pallavolo quando schiacciano. Gli piaceva il rumore del colpo sui fogli ‘CIAK!’ e come avevano reso belli quei fogli bianchi coi loro colori. C’ero anch’io col sombrero in testa perché il sole non mi facesse male visto che sono…

Juan Pablo è serissimo quando mi si avvicina: “Volevo complimentarmi con Lei, la Sua favola mi è molto piaciuta”. Da seduto sono molto più alto di lui.

“Perché Melerè è una bambina?”

Non me l’ero chiesto.

“Perché per entrare nei cuori degli uomini bisogna essere piccini”.

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Nelle ore libere a scuola

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Nelle ore libere a scuola, in aula tecnigrafi io e un computer del ’96 scriviamo romanzi e favole. I tecnigrafi mi guardano, qualcuno è più inclinato qualcun altro meno; quelli più inclinati sono più attenti degli altri. L’aula è enorme il computer ronza lentissimo come un diesel del ’60.

Piacerà ‘sta roba?

Qualcuno, a leggerla, penserà che sono la persona peggiore del mondo qualcuno penserà che sono una persona eccezionale, qualcuno addirittura penserà che sono tutte e due le cose contemporaneamente.

Ma non pensiate che parli di voi o perlomeno che ne parli apposta. Io parlo sempre di me e ogni personaggio, nel bene e nel male sono io. Per cui se vi riconoscete in qualche situazione o stato d’animo, sappiate che è solo perché quello che ho vissuto io l’avete vissuto anche voi e quello che provo io l’avete provato anche voi.

Per questo so che saranno un bel romanzo e una bella favola.

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Cuore e ragioniere

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Scuola media.

scuola media

Stamani sono andato in una scuola media a fare ‘orientamento’, ovvero a spiegare ai ragazzini di terza media cosa facciamo nella mia scuola (un I.T.C.G.) e come succede che si diventa geometri e ragionieri.

Mi ha colpito un ragazzino in ultima fila con i capelli a cresta tenuti su con mezzo litro di gommina. Sembrava più piccolo degli altri. Non guardava verso di me che parlavo ma alla sua destra davanti. Con l’occhio esperto nel cercare i motivi di distrazione dei miei ragazzi seguo il suo sguardo e scopro dove va a infrangersi. Colpisce la ragazzina più carina, quella che sta accanto a una sua amica carina come lei, quella che ha la tua età ma dimostra 5 anni di più e che non può considerarti appartenente alla sua stessa razza.

Gli occhi del bambino sono espressivi e tristissimi, guarda la ragazza per un bel po’, mentre lei chiacchiera con la sua amica e sorride a un ripetente che dimostra 3 anni più di lei e quindi 8 più del bambino. Poi si rassegna e comincia a leggere il depliant della mia scuola, col quadro orario delle materie e tutto quello che si deve fare per diventare ragioniere.

Tra le notizie sulla mia scuola avrei voluto dire a quel bambino di non smettere di guardare quella ragazza e che sarà un bravo ragioniere anche senza rinunciare all’Ideale.

Oppure magari farà il mestiere del protagonista della canzone di Vecchioni.

Scuola media

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Le due zone del tavolo alla cena della Maturità

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Dopo aver letto il post L’uomo che vestiva le statue un mio ex studente, ora geometra e studente universitario, mi ha scritto: “Chissà se la nostra generazione lascerà qualcosa”. Mi ha colpito questo timore e siccome con le nuove generazioni ci lavoro (per fortuna) mi sono chiesto se aveva ragione.

Ogni generazione è diversa dalla precedente e da chi seguirà e ogni generazione pensa di essere la migliore di tutte, passate e future; e naturalmente questo non è mai vero.

Ho cercato di rispondergli qualcosa di incoraggiante ma suonava posticcio e di maniera. Allora ti dico, Simone, che ho scoperto che alle famose cene di fine anno scolastico con le quinte, prima dell’esame di maturità, il tavolo si divide in due parti distinte.

No, non zona-studenti, zona-professori. Si divide tra zona in cui si parla di come è cambiato il mondo e zona in cui si parla di come fare per cambiare il mondo.

Stai sempre in quest’ultima zona e lascerai qualcosa di grande.

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L’uomo che vestiva le statue

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Con due colleghi e alcuni miei studenti abbiamo fatto una mostra fotografica per un concorso bandito dalla Confartigianato di Lucca per le scuole. Il tema del concorso era ‘I mestieri artigiani che stanno scomparendo’ e noi siamo andati in un laboratorio di scultura a  Pietrasanta a vedere come lavorano gli artigiani. Così Abbiamo scoperto che sta scomparendo il mestiere del “Pannista”. Il pannista è quello che fa i vestiti alle statue e, in generale i panneggi, ma anche i capelli e i fiori.

I ragazzi hanno fatto anche un video di un quarto d’ora intervistando Livio e Romolo, gli ultimi due pannisti molto anziani, che hanno raccontato la loro storia dall’inizio, di come i genitori li avessero mandati a imparare il mestiere, di come il primo padrone li scelse e di come lavoravano sessant’anni fa. Si sono commossi fino alle lacrime.

Poi hanno intervistato l’unico giovane che lavora lì e che rappresenta la speranza che tutto non finisca. Essendo molto timido e chiuso era un po’ nervoso e durante l’intervista, mentre lavorava, ha sbagliato un colpo di martello e ha tirato un paio di bestemmioni. I bestemmioni sono stati censurati.

I ragazzi hanno vinto il primo premio e anch’io ho vinto il primo premio per i professori con il racconto che vi metto sotto e che potete scaricare. Mi auguro che vi piaccia e che il mestiere del pannista non muoia mai.

Domenica premiazione  al teatro del Giglio a Lucca, chi può venga.

Sono orgoglioso dei miei ragazzi.

Scarica il racconto “L’ultimo pannista

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La domanda del bambino con gli occhiali

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Qualche mese fa lo scrittore fu invitato a parlare ai ragazzi ad una scuola media vicino a Brescia. Lo schema era il solito, all’inizio timore e diffidenza da parte dei ragazzi e apprensione da parte dello scrittore di non essere all’altezza delle loro aspettative, come se fosse un esame. La fase successiva alla breve introduzione era quella più bella perché i ragazzi, ormai sciolti in quanto avevano capito chi e come è lo scrittore,  non avevano più timore di lui e lo bombardavano di domande.

E le domande erano come sempre belle e interessanti e lo scrittore si chiedeva perché i bambini delle medie fanno domande sempre più interessanti dei ragazzi delle superiori che fanno domande più interessanti degli adulti. Anche perché gli adulti non fanno quasi mai domande.

Poi un bambino con gli occhiali, affetto da miopia degli occhi ma non del cuore, pone una domanda allo scrittore: “Ma lei, quando scrive, guarda la luna?”.
Lo scrittore, colto di sorpresa, finge di avere improvvisamente sete per prendere tempo e pensare una risposta, così si attacca alla bottiglietta dell’acqua.

Poi capisce che quella domanda in realtà è una risposta.

Quando scrive guarda la luna, cioè fuori da sé stesso, perché se guardasse solo dentro sé stesso non avrebbe granché da scrivere. Lo scrittore risponde così al bambino che pare soddisfatto e non sa che è stato lui a dargli la risposta.

O forse invece lo sa.

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Gli sguardi di Fabriano

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itis Merloni

 Ieri ho fatto un incontro con i ragazzi dell’ ITIS Merloni (quello delle cucine, proprio lui) a Fabriano e grazie a loro ho visto alcune cose che non avevo mai visto.

Chi scrive sa una cosa: la maggior parte di quello che si trova nelle proprie opere te lo fanno notare i tuoi lettori. Che il lettore sia il supercritico del tal quotidiano o un ragazzo di quindici anni non è importante.

Un esempio? Si parlava di un pezzo del mio primo romanzo “Il caso Cicciapetarda” e abbiamo convenuto che il moralista che vede un uomo nudo che balla benissimo vede solo un uomo nudo e non come è bravo a ballare. Vede un particolare insignificante, non l’essenziale, perciò si scandalizza.

E che l’arte è l’espressione dell’umanità delle persone senza serie A e serie B. L’hip hop non è meno arte di Puccini, anche se sono due cose diverse.

Abbiamo infine convenuto che somiglio a Spalletti, ma questo lo sapevamo già, sia io che lui.

Grazie ragazzi di Fabriano.

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