La certezza di Hadfield

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hadfieldNel video che ho incollato sotto il comandante  Hadfield canta la canzone di Bowie esattamente dove Bowie l’aveva ambientata, nello spazio.

Bowie l’aveva già vissuta quell’esperienza, anche se non c’era mai stato nello spazio.

Con quanta verità ha cantato quella canzone il comandante Hadfield, in mezzo al nulla tra la terra e le stelle! La stessa con cui la cantava Bowie in uno studio di registrazione poco illuminato o a casa sua quando l’ha scritta.

Le stelle sembrano veramente differenti da qui, e Hadfield lo può dire con certezza perché lo constata mentre lo dice. Ciò che vede è ciò che vedeva Bowie quando chiudeva gli occhi immaginando cosa osservava il protagonista della canzone.

L’artista è quello che quando chiude gli occhi fa esperienza di ciò che noi vediamo quando li teniamo aperti.

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Melerè al Circofarfalla

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melerè al circofarfallaMelerè al circofarfalla

E’ uscito ieri il seguito di Melerè la musica bambina. Si intitola Melerè al circofarfalla e ne vado molto fiero perché le musiche di Marco Simoni sono bellissime, le illustrazioni di Alessandra Vitelli sono oniriche e realistiche insieme, che è la cosa più difficile, e il gioco di Creativamente (stavolta si tratta di carte con i personaggi della favola) è bello e divertente. Può essere un regalo di Natale bello ed educativo, potete trovarlo nelle librerie per ragazzi e nei negozi di giocattoli in oltre 500 punti vendita di tutta Italia. Clicca qui e avrai l’elenco città per città.

Cliccando invece qui potrai leggerne qualche pagina e comprarlo sul web.

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Vecchioni, Saffo e Ciajkovskij

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Vecchioni entra in ritardo di mezz’ora, sorridendo, preceduto da cinque orchestrali: due violini, una viola, un violoncello e un pianista. Io mi preoccupo, e la batteria? E le chitarre elettriche? Il bassooooooo…

Macché: due violini, una viola, un violoncello e un pianoforte.

I miei libri

Vecchioni spiega che quel concerto sarà un dialogo con Dio a tutto campo. Sente la nostalgia di qualcosa Vecchioni e lo urla anche quando canta sottovoce. Mette parole sue su musica di Ciajkovskij, mette musica sua su parole di Saffo e poi canta ‘Vissi d’arte’:

Nell’ora del dolore,
perché, perché Signore,
perché me ne rimuneri così?”

Tutti noi cantautori dobbiamo tantissimo a Puccini, dice.

Una donnina dietro di me ripete il testo di ‘Luci a San Siro’, come quelle vecchiette che ripetono le parole del prete durante la messa quando non si dovrebbe. Sto per ucciderla ma smette in tempo per evitare una fine dolorosa.

Finisce con Samarcanda. E’ il più bel concerto che gli abbia mai sentito fare. Due violini, una viola, un violoncello e un pianoforte.

E il suo cuore.

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Tutti splendiamo

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L’8 dicembre di ventinove anni fa morì John Lennon.

Non ricordo cosa ho fatto ieri, e i nomi e i volti di chi incontro, tanto che ogni volta mi presento e l’altro mi guarda stupito e di solito dice: “Fabrizio, sono XY, ci siamo conosciuti l’anno scorso a…”

Ricordo perfettamente dov’ero e cosa facevo 29 anni fa. Ero a scuola, terzo anno di liceo classico e le cose andavano malino. Andavo male a filosofia, materia nuova che non mi piaceva. Quel matto aveva sparato a John Lennon la notte prima. Ero con la mia amica Teresa e ci dicemmo che eravamo tristi, affacciandoci alla finestra della nostra classe, anche se non ricordo le parole precise. Il tempo era come noi, grigio e piovoso.

Poi arrivò la professoressa e tutto ricominciò come sempre.

Pensai che ero grato a Lennon perché aveva cantato una cosa che nessuno ci aveva mai detto, professori, genitori, maestri di vario tipo: “We all shine on, like the Moon and the Stars and the Sun” Tutti splendiamo come la luna le stelle e il sole.

Pensai che era vero guardando i miei compagni di classe, allora brutti anatroccoli come me, e lo penso ancora guardando i miei ragazzi ora che sto dalla parte di là della cattedra.

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Prima di tutto…

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… è nata l’amicizia con Emanuele e Clara, poi è venuto tutto il resto.

Sto parlando di Melerè, la musica bambina, la favola per bambini che ho scritto e appena pubblicato per la Società Editrice Fiorentina in collaborazione con CreativaMente.

In realtà la favola (e il libro illustrato che la contiene) è solo una parte di tutto il lavoro. Nel progetto sono state coinvolte tante persone e alla fine è uscita una scatola-gioco contenente un libro illustrato, un cd con l’autore (io) che legge la favola accompagnato dalla musica di Marco Simoni e un gioco da tavolo ispirato alla favola. Io, Marco Simoni, la bravissima illustratrice Alessandra Vitelli, Emanuele Pessi (autore del gioco), Clara Fadda e la grafica Roberta Biasci, i miei editori Massimo Ciani e Frank, tutti insieme abbiamo collaborato per realizzare Melerè. E alla fine è venuto un bel lavoro. Davvero.

Ma prima è nata l’amicizia tra noi, come di amicizia parla la favola di Melerè, la musica bambina.

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Cuore e ragioniere

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Scuola media.

scuola media

Stamani sono andato in una scuola media a fare ‘orientamento’, ovvero a spiegare ai ragazzini di terza media cosa facciamo nella mia scuola (un I.T.C.G.) e come succede che si diventa geometri e ragionieri.

Mi ha colpito un ragazzino in ultima fila con i capelli a cresta tenuti su con mezzo litro di gommina. Sembrava più piccolo degli altri. Non guardava verso di me che parlavo ma alla sua destra davanti. Con l’occhio esperto nel cercare i motivi di distrazione dei miei ragazzi seguo il suo sguardo e scopro dove va a infrangersi. Colpisce la ragazzina più carina, quella che sta accanto a una sua amica carina come lei, quella che ha la tua età ma dimostra 5 anni di più e che non può considerarti appartenente alla sua stessa razza.

Gli occhi del bambino sono espressivi e tristissimi, guarda la ragazza per un bel po’, mentre lei chiacchiera con la sua amica e sorride a un ripetente che dimostra 3 anni più di lei e quindi 8 più del bambino. Poi si rassegna e comincia a leggere il depliant della mia scuola, col quadro orario delle materie e tutto quello che si deve fare per diventare ragioniere.

Tra le notizie sulla mia scuola avrei voluto dire a quel bambino di non smettere di guardare quella ragazza e che sarà un bravo ragioniere anche senza rinunciare all’Ideale.

Oppure magari farà il mestiere del protagonista della canzone di Vecchioni.

Scuola media

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La tipica canzone irlandese definitiva

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Come ho già accennato amo l’Irlanda, perché chiunque c’è stato,anche per poco come me,  non può non amarla. E amo anche il popolo irlandese, che somiglia molto al nostro. In alcune cose tuttavia siamo parecchio differenti; ad esempio le canzoni.

Nella tipica canzone irlandese possiamo trovare alcuni temi ricorrenti che cercherò di riassumere:

1) Prima ci si ubriaca, poi viene tutto il resto

2) Subito dopo la sbornia nella lista delle priorità compare la voce: “Combattere gli inglesi” che però vincono sempre grazie ai loro perfidi cannoni

3) Allora l’irlandese sconfitto diventa ‘Rover’ (vagabondo, giramondo) ed emigra suo malgrado in posti assurdi, Livorno, Sud El Bar, Suvla, Sidney; come minimo NewYork. Posti comunque dove il cielo non è paragonabile a quello d’Irlanda.

4) A questo punto s’innamora di una certa Molly la quale:

a) gli frega tutti i soldi
b) muore di malattie sconosciute, forse attaccatele dall’irlandese stesso portatore sano che le ha prese a Suvla o Sud El Bar

5) Preso dalla tristezza, nostalgia, malinconia e tutti gli stati d’animo più consoni all’ubriachezza l’irlandese giunge alla conclusione che nel Punch l’acqua calda non è strettamente necessaria, basta il Rhum

6) Torna nella terra natia dove passerà gli ultimi suoi giorni conoscendo varie Molly che faranno la fine del punto 4

7) Prima o poi l’irlandese morirà, ma si fa seppellire con una buona dose di alcool per il viaggio, come i faraoni egizi facevano con cibo e acqua.

Sicuramente avrò trascurato qualcosa: provate a trovare altri punti salienti e – perché no? – a comporre la tipica canzone irlandese definitiva (in italiano) che ve la pubblico sul Blog.

Forza!

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Fabri Fibra cerca un senso

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Ieri ho visto Fabri Fibra nella trasmissione della Ventura. Mi sta simpatico Fabri Fibra e alcune sue canzoni mi piacciono. Ricorre spesso il tema della ricerca di un senso per tutto quello che di brutto ci accade. E a lui devono essere accadute un bel po’ di cose brutte.

Allora ribalto la prospettiva. Cerca un senso alle cose belle che ti accadono, Fabri Fibra. A tutti accadono. Cosa c’è dietro il sorriso della tua donna, o quella canzone che t’è riuscita così bene?

Una cosa bella che mi è accaduta sono i miei amici.

Ieri Fabri Fibra ha terminato la canzone con una frase che non compare nel testo ufficiale. Ha detto: “Ragazzi, non fidatevi mai di nessuno. Di nessuno”. Io non condivido questa frase. Io dei miei amici mi fido e anche Fabri Fibra, se ha amici veri come ho io, dovrebbe farlo.

Altrimenti, inevitabilmente, si perderà e la vita sarà solo una grossa fregatura.

Magari ricco, ma fregato.

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Come sei stasera

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Ricordate il post ‘Perché Woody Allen è un genio’? Ci sono dei momenti in cui tutto è – non sembra: è – perfetto. Quasi sempre c’è di mezzo anche una ragazza. Anche i musicisti se ne sono accorti e un esempio è la canzone che ho incollato alla fine. Si intitola The way You look tonight ed è uno ‘Standard’ cantato da Frank Sinatra e tanti altri.

Ho messo la versione di Fred Astaire che preferisco perché è carica di sensualità (nel ’37 era già stata inventata da un po’) e ironia, due cose che raramente vanno insieme, ma quando lo fanno raggiungono vertici insuperabili.

Leggete il testo. A un certo punto dice:

Un giorno, quando sarò davvero giù,
quando il mondo sarà freddo,
sentirò calore solo pensando a te…
e a come sei stasera.

Io ce l’ho un ricordo così, però se fosse solo un ricordo non potrebbe bastare. Infatti non mi basta, ma per fortuna non è solo un ricordo. È qualcosa di presente e, devo riconoscere, molto concreto.

E voi avete qualcosa, o qualcuno, che vi scalda quando avete freddo dentro, e che non è solo un ricordo?

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La domanda del bambino con gli occhiali

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Qualche mese fa lo scrittore fu invitato a parlare ai ragazzi ad una scuola media vicino a Brescia. Lo schema era il solito, all’inizio timore e diffidenza da parte dei ragazzi e apprensione da parte dello scrittore di non essere all’altezza delle loro aspettative, come se fosse un esame. La fase successiva alla breve introduzione era quella più bella perché i ragazzi, ormai sciolti in quanto avevano capito chi e come è lo scrittore,  non avevano più timore di lui e lo bombardavano di domande.

E le domande erano come sempre belle e interessanti e lo scrittore si chiedeva perché i bambini delle medie fanno domande sempre più interessanti dei ragazzi delle superiori che fanno domande più interessanti degli adulti. Anche perché gli adulti non fanno quasi mai domande.

Poi un bambino con gli occhiali, affetto da miopia degli occhi ma non del cuore, pone una domanda allo scrittore: “Ma lei, quando scrive, guarda la luna?”.
Lo scrittore, colto di sorpresa, finge di avere improvvisamente sete per prendere tempo e pensare una risposta, così si attacca alla bottiglietta dell’acqua.

Poi capisce che quella domanda in realtà è una risposta.

Quando scrive guarda la luna, cioè fuori da sé stesso, perché se guardasse solo dentro sé stesso non avrebbe granché da scrivere. Lo scrittore risponde così al bambino che pare soddisfatto e non sa che è stato lui a dargli la risposta.

O forse invece lo sa.

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Susan Boyle, o del pregiudizio

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Guardate il video che ho messo dopo, è tratto da ‘Britains got Talent’, l’X-factor inglese.

Entra una donna brutta. È sgraziata, vestita sciatta. Ci sono due Bigjim e una Barbie che devono giudicarla. La donna non si esprime benissimo e un Bigjim le chiede quanti anni ha. Lei risponde e i tre giudici si guardano stupiti: la donna dimostra più anni di quelli che dichiara. Dice che sogna di diventare una cantante professionista e la regia inquadra due ragazze del pubblico che sgranano gli occhi come a dire: ‘Questa è matta’.

Poi dice che canterà “The dream I dreamed” e comincia la musica. Il suo volto cambia espressione e stranamente anche il pubblico si fa serio, come se avesse capito che sta per accadere qualcosa.

La donna brutta inizia a cantare e tira fuori una voce educata al canto, splendida e possente. Facce stupite dei Bigjim e della bambolina bionda giudicanti. Il pubblico applaude tanto che a volte non si sente neanche il canto.

Il pubblico applaude e si commuove, come chiunque guardi questo video, perché ha scoperto di nuovo che il bello è ovunque (do you remember my friend?) e il pregiudizio porta all’errore.

Il testo della canzone, anche se ha un finale triste, è bellissimo. Dategli un’occhiata qui.

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