Vecchioni entra in ritardo di mezz’ora, sorridendo, preceduto da cinque orchestrali: due violini, una viola, un violoncello e un pianista. Io mi preoccupo, e la batteria? E le chitarre elettriche? Il bassooooooo…
Macché: due violini, una viola, un violoncello e un pianoforte.
Vecchioni spiega che quel concerto sarà un dialogo con Dio a tutto campo. Sente la nostalgia di qualcosa Vecchioni e lo urla anche quando canta sottovoce. Mette parole sue su musica di Ciajkovskij, mette musica sua su parole di Saffo e poi canta ‘Vissi d’arte’:
“Nell’ora del dolore,
perché, perché Signore,
perché me ne rimuneri così?”
Tutti noi cantautori dobbiamo tantissimo a Puccini, dice.
Una donnina dietro di me ripete il testo di ‘Luci a San Siro’, come quelle vecchiette che ripetono le parole del prete durante la messa quando non si dovrebbe. Sto per ucciderla ma smette in tempo per evitare una fine dolorosa.
Finisce con Samarcanda. E’ il più bel concerto che gli abbia mai sentito fare. Due violini, una viola, un violoncello e un pianoforte.
E il suo cuore.
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