Leggerissimi

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Sle Piagge Pisaono appena scesi dalla macchina, due anziani, marito e moglie, vestiti un po’ troppo eleganti per stare tra gli alberi in riva all’Arno, ma forse mi sbaglio, anche gli alberi sono vestiti bene, è primavera. Lui le prende la borsa per permetterle di accomodarsi il giacchetto bianco, tiene la borsa come può tenerla un uomo, imbarazzato come se avesse tra le mani un animale pronto a scivolare via. Poi gliela porge e anche il braccio, aspettano che passi il runner sudato e si avviano per il viale, leggerissimi.

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La grande tristezza

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la grande bellezzaQuesta non è una recensione del film ‘La grande bellezza’. La prima cosa che mi sono chiesto è il motivo per cui Gep Gambardella ha scritto un solo libro dal successo clamoroso e poi ha smesso una volta arrivato a Roma. Non è colpa dell’impigrimento dovuto al successo o alla bella vita, come finge di credere lui stesso. La risposta mi è arrivata nella scena del funerale, quando, dopo che Gep aveva detto alla Ferilli che ai funerali è immorale piangere perché “si toglie la scena” ai parenti e aveva spiegato come si recita ai funerali e aveva seguito alla lettera il suo copione, accade un imprevisto: il prete chiama gli amici del morto a trasportare in spalla la bara e nessuno si fa avanti. Dopo qualche esitazione Gep con altri tre prende in spalla la bara, ma cede e si mette a piangere. In quel momento Gambardella è nudo: dopo chissà quanto tempo è davvero se stesso, non recita. Quando si scrive si deve essere veri, non si può mentire e lui aveva smesso di essere vero appena arrivato a Roma, per questo non poteva più scrivere. La tristezza di Gambardella deriva dall’avere intorno tutta quella bellezza e non sapere perché e non potersene appropriare. Dalla coscienza che tutta quella bellezza rimarrà anche dopo che lui se ne sarà andato e non la potrà mai più rivedere. E’ convinto che con la sua morte il gioco finirà e allora tanto vale disperdersi e recitare e non vale la pena scrivere più. Per questo di fronte alla morte non riesce a trattenere le lacrime: non piange per la pietà verso il morto, piange per se stesso, per la sua disperazione. Viene fuori in quella scena la sua umanità vera. Perché di fronte all’arte e alla morte l’unico atteggiamento umano è un atteggiamento di verità. Altrimenti si recita disperati, malgrado la grande bellezza che ci circonda.

La grande bellezza.

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Tutti splendiamo

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L’8 dicembre di ventinove anni fa morì John Lennon.

Non ricordo cosa ho fatto ieri, e i nomi e i volti di chi incontro, tanto che ogni volta mi presento e l’altro mi guarda stupito e di solito dice: “Fabrizio, sono XY, ci siamo conosciuti l’anno scorso a…”

Ricordo perfettamente dov’ero e cosa facevo 29 anni fa. Ero a scuola, terzo anno di liceo classico e le cose andavano malino. Andavo male a filosofia, materia nuova che non mi piaceva. Quel matto aveva sparato a John Lennon la notte prima. Ero con la mia amica Teresa e ci dicemmo che eravamo tristi, affacciandoci alla finestra della nostra classe, anche se non ricordo le parole precise. Il tempo era come noi, grigio e piovoso.

Poi arrivò la professoressa e tutto ricominciò come sempre.

Pensai che ero grato a Lennon perché aveva cantato una cosa che nessuno ci aveva mai detto, professori, genitori, maestri di vario tipo: “We all shine on, like the Moon and the Stars and the Sun” Tutti splendiamo come la luna le stelle e il sole.

Pensai che era vero guardando i miei compagni di classe, allora brutti anatroccoli come me, e lo penso ancora guardando i miei ragazzi ora che sto dalla parte di là della cattedra.

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Lavori in pelle

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Sto leggendo Blade Runner per lavoro. Mi hanno affidato 3 ragazzi che “non si avvalgono dell’insegnamento della religione cattolica” e io gli faccio un’ora alla settimana al posto del collega di religione, appunto. Amo Philip k. Dick perciò ho scelto quel romanzo. La lettura va un po’ a rilento perché non è un libro semplice sia dal punto di vista linguistico che dei contenuti. Spesso fermo la lettura e spiego, così anch’io capisco meglio.

Per ora ho detto solo ai ragazzi che parla di alcune persone che sono considerate cose (lavori in pelle) ma che se si feriscono sanguinano e se sono tristi piangono. E di come quello che dovrebbe essere il loro carnefice pian piano si converte di fronte all’evidenza che sono esseri umani come lui. Ma sono tutte cose di pura fantasia. Chi di noi considererebbe mai qualcun altro come un oggetto da usare e buttar via?!

E’ fantascienza, no?

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Cuore e ragioniere

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Scuola media.

scuola media

Stamani sono andato in una scuola media a fare ‘orientamento’, ovvero a spiegare ai ragazzini di terza media cosa facciamo nella mia scuola (un I.T.C.G.) e come succede che si diventa geometri e ragionieri.

Mi ha colpito un ragazzino in ultima fila con i capelli a cresta tenuti su con mezzo litro di gommina. Sembrava più piccolo degli altri. Non guardava verso di me che parlavo ma alla sua destra davanti. Con l’occhio esperto nel cercare i motivi di distrazione dei miei ragazzi seguo il suo sguardo e scopro dove va a infrangersi. Colpisce la ragazzina più carina, quella che sta accanto a una sua amica carina come lei, quella che ha la tua età ma dimostra 5 anni di più e che non può considerarti appartenente alla sua stessa razza.

Gli occhi del bambino sono espressivi e tristissimi, guarda la ragazza per un bel po’, mentre lei chiacchiera con la sua amica e sorride a un ripetente che dimostra 3 anni più di lei e quindi 8 più del bambino. Poi si rassegna e comincia a leggere il depliant della mia scuola, col quadro orario delle materie e tutto quello che si deve fare per diventare ragioniere.

Tra le notizie sulla mia scuola avrei voluto dire a quel bambino di non smettere di guardare quella ragazza e che sarà un bravo ragioniere anche senza rinunciare all’Ideale.

Oppure magari farà il mestiere del protagonista della canzone di Vecchioni.

Scuola media

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Internet e l’Oracolo (Parte prima)

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Dovete sapere che esistono dei programmi che mostrano le statistiche del proprio Blog (numero di visite, pagine visitate ecc) e anch’io ne ho uno molto buono.

Ora, questi programmi mostrano anche le parole chiave con cui un visitatore ha trovato su un motore di ricerca il Blog. Quindi io posso vedere quali sono le parole chiave che una persona usa per trovare il mio fantastico Blogghettino. Naturalmente non so né potrò mai sapere chi sia quel visitatore, conosco solo le parole che ha scritto sul motore di ricerca.

Con questo post inauguro una serie di articoli che porterà molte sorprese, belle, meno belle, comiche e che spesso fanno riflettere.

Ad esempio uno ha scritto:

  • Cercare un senso in tutto

E mi ha trovato. Ne sono felice, è quello che cerco di fare e che tutti cercano, anche senza saperlo.

Molto spesso c’è l’amore di mezzo, ad esempio qualcuno ha scritto:

  • Perché non mi ha voluto vedere? (forse non sei il suo tipo…)

Oppure, più di una persona ha chiesto:

  • Cosa devo fare per farmi amare? (a me lo chiedi?)

Questa ingenuità mi ha commosso, come se un sito, un Blog, un motore di ricerca potessero rispondere a una domanda così umana e profonda. E mi sono reso conto all’improvviso che spesso Internet è visto come un oracolo che può rispondere a qualsiasi domanda, forse perché non si sa più a chi chiedere.

A chi la chiedi una domanda come quella di chi ha scritto: “No non può finire così la vita”?

Chiudo questa prima puntata dicendovi, giuro che è vero, che uno ha scritto su Google: “Moda capelli uomo 2009″

e ha trovato me…


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Il Claddagh ritrovato

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Ho ritrovato un Claddagh in fondo ad un armadio. Il Claddagh è l’anello di fidanzamento tipico dell’Irlanda. È formato da un cuore due mani e una corona. Il cuore rappresenta l’amore, le mani l’amicizia e la corona la lealtà.

Lo comprai a Dublino nella mia vita precedente. Ero convinto di averlo perso e invece era lì nascosto sotto scartoffie molto meno nobili di lui che lo soffocavano. Rimuovendo una scartoffia mi ha luccicato argenteo e si è fatto salvare.

Povero Claddagh, io per primo, e poi tutti gli altri, abbiamo tradito tutto, ma proprio tutto quello che rappresenti. Povero Claddagh, sei sicuro di voler tornare e rischiare altri tradimenti e prese in giro?

Sicuro sicuro sicuro?

Vabbè, ci sto, per ora ti metto in una scatolina di plastica, quella della penna d’argento che mi hanno regalato in quanto scrittore, e poi aspettiamo.

La canzone di Bob Marley è bellissima, ascoltatela. Dice:

Mi son svegliato stamattina
sorridente con il sole che stava sorgendo
tre piccoli uccelli
erano seduti sul gradino della porta
cantando dolci canzoni
dalle melodie pure e vere
e dicendo “questo è il mio messaggio per te”

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Don Chisciotte

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Il cavaliere dell’eterna gioventùdon chisciotte

seguì, verso la cinquantina,

la legge che batteva nel suo cuore.

Partì un bel mattino di luglio

per conquistare il bello, il vero, il giusto.

Nazim Hikmet, essendo un poeta vero, fa capire perfettamente al lettore in cinque versi cosa spinse Don Chisciotte a mettersi su quella specie di mulo che era Ronzinante, con un ciccione brontolante al fianco e partire.

Non lo fece per un’idea astratta, ma perché, a un certo punto della sua vita ‘verso la cinquantina’, dovette seguire la legge che batteva nel suo cuore. E Hikmet non si riferisce solo all’amore per Dulcinea. Quello è una conseguenza, non la causa.

Tutto parte dal desiderio di conquistare il bello, il vero, il giusto perché è questa la legge che batte nel nostro cuore.

E noi, amici, quand’è che partiremo?

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Perché l’Altieri scrive

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Il romanzo “Rossana, il sogno e il ragno Calatrava” in parte è autobiografico, come tutte le opere scritte da qualsivoglia scrittore. Ad un certo punto al protagonista Maurizio, scrittore che sta presentando davanti ad un pubblico il suo romanzo, viene posta la domanda: “Perché scrivi?”.

Lui si trova in grave imbarazzo perché è una domanda talmente grande che… non se l’era mai posta. O meglio, se l’era posta ma aveva cercato di censurarla. Succede spesso con le domande troppo grandi.

Poi Maurizio si riprende e la sua umanità gli fornisce una risposta, che vi andrete a leggere, voglio sperare.

Forse però la risposta sarebbe stata più completa se Maurizio avesse ricevuto la mail che mi è stata inviata tre giorni fa e che vi incollo:

Gentilissimo Fabrizio, l’ho incontrata a Imperia, alla fiera del libro, circa un mese fa… Ho letto il suo libro, ma che fantasia ha? Mi sono davvero divertita anche durante la seduta di chemioterapia, grazie mille di cuore. Ci riprovo anche con gli altri suoi libri, ma lei non smetta di scrivere!
A presto.

Ora so perché scrivo.

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Le due zone del tavolo alla cena della Maturità

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Dopo aver letto il post L’uomo che vestiva le statue un mio ex studente, ora geometra e studente universitario, mi ha scritto: “Chissà se la nostra generazione lascerà qualcosa”. Mi ha colpito questo timore e siccome con le nuove generazioni ci lavoro (per fortuna) mi sono chiesto se aveva ragione.

Ogni generazione è diversa dalla precedente e da chi seguirà e ogni generazione pensa di essere la migliore di tutte, passate e future; e naturalmente questo non è mai vero.

Ho cercato di rispondergli qualcosa di incoraggiante ma suonava posticcio e di maniera. Allora ti dico, Simone, che ho scoperto che alle famose cene di fine anno scolastico con le quinte, prima dell’esame di maturità, il tavolo si divide in due parti distinte.

No, non zona-studenti, zona-professori. Si divide tra zona in cui si parla di come è cambiato il mondo e zona in cui si parla di come fare per cambiare il mondo.

Stai sempre in quest’ultima zona e lascerai qualcosa di grande.

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Il tabaccaio che mi ha voluto bene

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Ieri mattina sono andato a pagare la tassa sui rifiuti e a chiedere informazioni. C’era molta gente e il mio bigliettino segnava 139. Ogni tanto lo guardavo per vedere se cambiava ma il numerino rimaneva 139. Speravo, che so, in un 134 ma mi sarebbe andato bene anche un 136. Il sogno era scendere sotto il 130 ma questo sarebbe stato chiaramente impossibile. Dopo un bel po’ è scattato il 139 sul tabellone elettronico e sono entrato.

Una signora gentile mi ha spiegato che potevo pagare il 30% in meno, ma non avendo fatto domanda avrei dovuto pagare tutta la cifra. Però mi ha dato la lista dei tabaccai convenzionati dove non avrei speso l’euroeddieci di commissioni. In cambio le ho lasciato l’immutabile e coerentissimo bigliettino 139 e sono andato al tabaccaio convenzionato. Uomo gioviale di circa sessant’anni, mentre lavorava sul mio pagamento al computer ha visto che fissavo un punto dietro di lui. Era un teatrino con delle figure, sorpresa di un ovetto Kinder, che stava sullo scaffale tra le sigarette e i grattaevinci. L’ha preso e mi ha chiesto: “C’hai un bimbo?” (trad. “Hai procreato un discendente, vero? Altrimenti perché fisseresti con evidente desiderio di possesso la sorpresa di un ovetto Kinder?”).

“… Ehm… n-no” (trad. “In effetti non ancora e ciò un po’ mi imbarazza”).

“Deh, fallo!” (trad. “Poffarbacco, procrea una discendenza, non vorrai andare avanti in codesta maniera!”).

Mi ha regalato la sorpresa e me l’ha messa in un sacchetto perché non si sciupasse. Io mi sono sentito voluto bene, anche se il tabaccaio non l’avevo mai visto in vita mia.

Guardate la foto della sorpresa; non è bella?

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Fabri Fibra cerca un senso

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Ieri ho visto Fabri Fibra nella trasmissione della Ventura. Mi sta simpatico Fabri Fibra e alcune sue canzoni mi piacciono. Ricorre spesso il tema della ricerca di un senso per tutto quello che di brutto ci accade. E a lui devono essere accadute un bel po’ di cose brutte.

Allora ribalto la prospettiva. Cerca un senso alle cose belle che ti accadono, Fabri Fibra. A tutti accadono. Cosa c’è dietro il sorriso della tua donna, o quella canzone che t’è riuscita così bene?

Una cosa bella che mi è accaduta sono i miei amici.

Ieri Fabri Fibra ha terminato la canzone con una frase che non compare nel testo ufficiale. Ha detto: “Ragazzi, non fidatevi mai di nessuno. Di nessuno”. Io non condivido questa frase. Io dei miei amici mi fido e anche Fabri Fibra, se ha amici veri come ho io, dovrebbe farlo.

Altrimenti, inevitabilmente, si perderà e la vita sarà solo una grossa fregatura.

Magari ricco, ma fregato.

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Come sei stasera

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Ricordate il post ‘Perché Woody Allen è un genio’? Ci sono dei momenti in cui tutto è – non sembra: è – perfetto. Quasi sempre c’è di mezzo anche una ragazza. Anche i musicisti se ne sono accorti e un esempio è la canzone che ho incollato alla fine. Si intitola The way You look tonight ed è uno ‘Standard’ cantato da Frank Sinatra e tanti altri.

Ho messo la versione di Fred Astaire che preferisco perché è carica di sensualità (nel ’37 era già stata inventata da un po’) e ironia, due cose che raramente vanno insieme, ma quando lo fanno raggiungono vertici insuperabili.

Leggete il testo. A un certo punto dice:

Un giorno, quando sarò davvero giù,
quando il mondo sarà freddo,
sentirò calore solo pensando a te…
e a come sei stasera.

Io ce l’ho un ricordo così, però se fosse solo un ricordo non potrebbe bastare. Infatti non mi basta, ma per fortuna non è solo un ricordo. È qualcosa di presente e, devo riconoscere, molto concreto.

E voi avete qualcosa, o qualcuno, che vi scalda quando avete freddo dentro, e che non è solo un ricordo?

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Per fare tutto ci vuole un fiore

Favole per bambini

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Non ho mai più avuto amici, in seguito, come quelli che avevo a dodici anni“.

La frase non è mia, ma di Stephen King (Stand by me), lo dico perché non vorrei che si offendesse e tirasse fuori da un suo libro qualche mostro scatenandomelo contro.

Ognuno di noi lo potrebbe dire, non è vero? Allora mi sono messo a cercare quali sono le differenze tra un bambino e un adulto, per capire cosa mi ha fatto diventare così. Sono un po’ limitato e non ne ho trovate molte, te le scrivo.

Cosa distingue un bambino da un adulto:

  • Ciò che per un adulto è un problema per un bambino è occasione di gioco.
  • I bambini riconoscono se una cosa è bella o brutta, non ci vuole qualcuno che glielo spieghi.
  • Un bambino chiede ad un adulto: “Perchè hai fatto in quel modo?”, non ci pensa neanche che quanto gli ha visto fare non abbia senso.
  • Per un bambino il gioco è più importante dei rappresentanti dell’altro sesso, per gli adulti i rappresentanti dell’altro sesso sono un gioco.
  • Per un bambino, per fare tutto ci vuole un fiore.

E secondo te, cosa distingue un adulto da un bambino?

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Perché Woody Allen è un genio

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C’è un brano bellissimo di “Stardust Memories” di Woody Allen in cui lui alla propria commemorazione, sebbene morto (grandissima trovata), descrive davanti a un folto pubblico un momento di una sua giornata.

Andatevelo a rivedere è un film eccezionale, ma quel passo mi ha colpito perché dimostra il genio assoluto non solo comico e drammatico, ma anche ‘umano’ di Allen.

Stava in casa con la sua donna (Charlotte Rampling) e lei leggeva un libro davanti a lui.

La giornata è splendida, è una delle prime domeniche di primavera a New York e soffia una lieve brezza. La ragazza è stupenda e lui la ama da morire, la musica è struggente, tutto è armonia e Woody si sente così felice da affermare: “Quel momento di contatto mi commosse in modo così profondo!”.

Contatto con cosa? Con la bellezza che è lo splendore del vero.

Un passo in più, Woody: non vorresti che quel momento fosse per sempre?

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Come vendere cinque libri in libreria e guadagnare un sorriso

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Librerie per tutte le tasche, clicca qui

L’altro giorno sono stato in una libreria molto bella a vendere e firmare le copie dei miei libri. È una cosa che faccio di sovente, tanto che l’ho inserita anche nel mio ultimo romanzo, Rossana, il sogno e il ragno Calatrava, perché spesso si creano delle situazioni divertenti. Però nei giorni infrasettimanali si vende poco perché ci sono poche persone anche se la libreria è molto grande e importante.

Così ho venduto cinque libri in due ore che, vi assicuro, non è un cattivo risultato.

I miei libri

Poi ho conosciuto la responsabile della libreria, una ragazza gentilissima, simpatica e professionale che mi ha spiegato che in alcuni locali adiacenti aprirà un parrucchiere. Purtroppo, per ragioni evidenti non mi riguarda, ma mi ha fatto piacere. Le librerie non devono essere luoghi sacrali di taglio cimiteriale, ma cose vive. E allora va bene il bar, lo scrittore che firma e sorride e anche il parrucchiere.

E poi ho venduto una delle cinque copie a una ragazza che ha ottenuto il diploma in ospedale senza aver potuto mai frequentare le superiori per gravi problemi di salute. Ora sta bene e vuol fare la psicologa o la fisioterapista.

Anche se avessi venduto solo quella copia, per quel sorriso e quella voglia di essere finalmente felice sarebbe valsa la pena stare lì…

…col mio amico Marco Bernini che mi pigliava in giro, come si vede dal video.

un pisano a livorno 1 from Marco Bernini on Vimeo.

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Il bello è ovunque

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illogica allegriaLa strada che faccio per andare a scuola è sempre la stessa. C’è l’Aurelia con le prostitute c’è la superstrada con la macchina dell’autovelox ferma nella piazzola, sempre la solita, ormai lo sanno anche i gabbiani. E c’è il solito gatto schiacciato, tutti i giorni diverso. E poi ci sono le Apuane. La neve ormai è quasi sciolta, ma d’inverno sono tutte bianche e quando le vedi capisci perché si chiamano alpi. Perché sono alpi vere e pericolose e insidiose come solo le alpi sono. E quando le vedo dopo le prostitute e l’autovelox e il gatto schiacciato sono contento.

Al ritorno guardo il film alla rovescia – apuane, gatto schiacciato, autovelox, prostitute – ma non sono meno felice. Il bello è ovunque. L’occhio dell’autovelox è dello stesso blu oltremare dell’Arno in certe sere d’estate, la prostituta ha gli occhi neri come la terra da cui proviene e perfino il gatto schiacciato ha una morbida coda bianchissima.

Il bello è ovunque, e mi afferra una illogica allegria.

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Gli sguardi di Fabriano

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itis Merloni

 Ieri ho fatto un incontro con i ragazzi dell’ ITIS Merloni (quello delle cucine, proprio lui) a Fabriano e grazie a loro ho visto alcune cose che non avevo mai visto.

Chi scrive sa una cosa: la maggior parte di quello che si trova nelle proprie opere te lo fanno notare i tuoi lettori. Che il lettore sia il supercritico del tal quotidiano o un ragazzo di quindici anni non è importante.

Un esempio? Si parlava di un pezzo del mio primo romanzo “Il caso Cicciapetarda” e abbiamo convenuto che il moralista che vede un uomo nudo che balla benissimo vede solo un uomo nudo e non come è bravo a ballare. Vede un particolare insignificante, non l’essenziale, perciò si scandalizza.

E che l’arte è l’espressione dell’umanità delle persone senza serie A e serie B. L’hip hop non è meno arte di Puccini, anche se sono due cose diverse.

Abbiamo infine convenuto che somiglio a Spalletti, ma questo lo sapevamo già, sia io che lui.

Grazie ragazzi di Fabriano.

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Chi sono Massimo e Frank?

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Prima puntata

Tolgo subito ogni suspence: Massimo e Frank sono i miei editori. Allora ti immagini due persone che escono dalla loro Porsche, entrano in Casa Editrice, vanno alle loro scrivanie e cominciano a dare ordini per telefono fumando il sigaro tra nugoli di assistenti.
Nonono cari dieci lettori, non funziona così nella piccola editoria. Io l’ho visto. Prendiamo ad esempio le fiere del libro. Massimo parte per la fiera con la sua Multipla a metano carica di:
• scatole di libri
• struttura clandestina per aumentare lo spazio espositivo
• scrittore pelato che regge con la mano la struttura e le scatole in caso di frenata.
Massimo, alle sei del mattino, ha sistemato nella Multipla i libri e lo scrittore ed è partito verso il luogo della fiera. Egli sa già che sopporterà per tutto il viaggio le lamentele dello scrittore su come guida troppo veloce, come  ha dormito poco perché s’è dovuto alzare presto e su perché il Corriere della Sera non ha pubblicato mezza pagina di recensione del suo ultimo splendido romanzo. Senza contare i suoi problemi personali.
A questo punto il cervello di Massimo si divide a metà: l’emisfero sinistro risponde allo scrittore, mentre quello destro pensa a come organizzare al meglio il banco libri e se ci si farà a raggiungere almeno il pareggio costi-ricavi. In realtà non è vero che il cervello si divide proprio a metà. Diciamo che il 2% risponde allo scrittore e il 98% pensa a come andrà la fiera. Data l’esigua percentuale riservata allo scrittore le risposte sono basiche, non molto articolate, del tipo:
“Eh già”, “Hai ragione”, “E’ la vita” e così via.
Ad un certo punto però, spariscono anche le esigue risposte, perché tutte le sinapsi di Massimo si concentrano su un obiettivo prioritario imprescindibile.
E’ così che comincia l’incredibile avventura alla ricerca del distributore di metano…

 

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