Stavo andando a scuola in auto quando su una rotonda di Viareggio ho visto un cane. L’ho notato perché traversava la strada senza quel criterio che di solito hanno i cani randagi; era evidentemente spaesato e le macchine rischiavano di schiacciarlo. E poi ho notato il suo sguardo. Non credevo che un cane potesse avere quello sguardo. I suoi occhi erano persi, esprimevano disperato smarrimento, come gli occhi di una persona. Non è retorica, non sono un animalista, ho visto proprio questo nei suoi occhi.
Era stato abbandonato poco prima. E chi l’ha abbandonato sono sicuro, avrà avuto mille scuse: ‘Porta malattie e ora abbiamo il bambino’ oppure: ‘Dobbiamo andare in Sardegna in albergo non lo vogliono e non sappiamo a chi lasciarlo’, o magari: ‘Quando l’ho preso era così carino, non mi aspettavo che diventasse tanto grosso’.
Nel Piccolo Principe la volpe dice: “Tu diventi responsabile per sempre di quello che hai addomesticato”. Non ci sono scuse, ragioni, argomenti capaci di resistere a questa verità, crollano tutte miseramente.
Naturalmente la frase della volpe vale anche per le persone.
Ho una gatta bellissima, nera nera, e il manto morbido come seta. È lei che ogni tanto mi abbandona, sapete come sono i gatti. Ma ogni volta ritorna, e io l’aspetto, perché lei mi ha addomesticato e sa che sarà responsabile di me per sempre.
E senza aver letto il Piccolo Principe.
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